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Jul 25, 2023

Recensione: Le mostre a Maune e Johnson Lowe affrontano classe, potere, status, razza

Material Influence, alla Maune Contemporary fino al 22 settembre, e Dirty Legacy di Navin Norling, alla Johnson Lowe Gallery fino al 9 settembre, comunicano messaggi su classe e status ben oltre quelli che affermano di comunicare. Uno spettacolo parallelo a Johnson Lowe, O Silêncio Negro em Forma de Chocolate di Ilídio Candja Candja nasce dalla conoscenza di una storia coloniale dell'Africa orientale di cui pochi americani hanno anche solo una minima comprensione.

Allo stesso tempo si tratta di mostre di opere d'arte, non di indagini analitiche. Gli spettatori trarranno da loro ciò che portano loro. È probabile che nessuno di noi coglierà tutti gli spunti.

In Material Influence di Maune, le curatrici Kate Chesnutt e Grace Chambless, direttrice esecutiva della galleria, provocano una conversazione sulla “mercificazione del successo, del potere, dell'influenza e della salvezza” ponendo la domanda: “Tutto è in vendita, ma a quale costo?”

Lifestyle Out of Stock e Art Imitating Life di Nick Veasey sono fotografie a raggi X di una mano con il dito medio teso, con versioni dei titoli delle opere sovrapposte in modo semitrasparente. Suggeriscono, allo stesso tempo, l’insistenza alla moda sulla “trasparenza”, un promemoria della mortalità e un atteggiamento verso il mondo, compresa la galleria e il probabile acquirente.

Plastic Jesus' In Case of Emergency Break Glass – Dom 2008, una trasformazione del 2020 di un estintore in una bottiglia di Dom Perignon, suggerisce che lo champagne è uno status symbol di emergenza, un tranquillante di alto livello e una fragile difesa contro i fuochi letterali e metaforici che consumano il pianeta.

Jacob Deimler mira a molti obiettivi e la violenza armata è solo uno di questi. È, tuttavia, quello a cui si rivolgono gli oggetti più polivalenti della mostra: due repliche placcate in oro 24 carati di Glock 19. L'arguzia di Deimler trafigge un'ampia varietà di oggetti di potere e mediatori di potere (inclusi Elon Musk e Mark Zuckerberg con l'aureola), in stampe e NFT troppo vari per riassumere tutte le battute di una battuta coinvolte.

In contrasto con le battute monotematiche di Deimler, Dayani Muñoz e Justyna Kisielewicz esemplificano il massimalismo poiché stipano quante più critiche possibili in singole opere. Entrambi gli artisti si cimentano in combinazioni opportunamente sgargianti degli emblemi dello status pop, e ciascuno impiega uno stile distinto di ironia.

Animal e Das Kapital di Kisielewicz sono mashup di più status symbol di quanti ne possa elencare (e nonostante il titolo di quest'ultimo, se è marxista, è del tipo Groucho, per citare i muri di graffiti di Parigi 1968).

Allo stesso modo Muñoz affolla A Day in Heaven II con una divinità della scultura classica in occhiali da sole rosa, accompagnata da un cherubino che scatta una foto con la fotocamera del telefono di una Barbie tatuata sulle gambe e truccata da Tammy Faye Bakker, affiancata da un alieno spaziale, verde sculture di bulldog e una figura di dinosauro.

Nel collage digitale It's Just Another Cena, la sostituzione da parte di Muñoz della testa di Gesù nell'Ultima Cena con il simbolo del dollaro su una moneta d'oro fa rima bene con l'assalto su più fronti di John Fields al cristianesimo consumista e agli evangelici MAGA. Dai piatti per la raccolta recanti i ritratti impressi a caldo dei predicatori del Vangelo della prosperità alle immagini ingrandite delle scuole bibliche delle vacanze che invitano gli spettatori a colorare le tele con i pastelli, l'opera analizza una pratica religiosa che ha dimenticato l'ammonimento di Romani 12:2: "Non conformatevi a cose di questo mondo”.

In tutta questa stravagante compagnia, le ceramiche trompe l'oeil delle scarpe da ginnastica dell'artista di Los Angeles Brock DeBoer con impressi design di lusso sembrano ancora più cariche di un'ironia raffinata e complessa rispetto alla semplice combinazione di scelte di design: sono indicatori di status provenienti da due diversi mondi sociali inseriti in uno.

E l'eccesso consapevole di gran parte di questa mostra fa quasi scomparire sullo sfondo due modeste opere del leggendario Kenny Scharf.

Il massimalismo regna anche alla Johnson Lowe Gallery nella stragrande quantità di immagini di Dirty Legacy di Navin Norling e O Silêncio Negro em Forma de Chocolate di Ilídio Candja Candja. (La galleria offre una presentazione dell'artista con Norling il 1 settembre, dalle 14:00 alle 16:00)

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